- Partenza: Sutri (quasi Monterosi)
- Arrivo: Campagnano di Roma
- Km percorsi: 19
- Tempo percorrenza:6h con pause
- Difficoltà: media
- Meteo: soleggiato, nuvolo
Oggi la sveglia è dura da mandare giù. Ieri abbiamo fatto davvero gli straordinari, dormiamo così un’ora di più del solito. Al risveglio la signora del b&b vi fa trovare un colazione super : brioche, ciambellone (che da queste parti va per la maggiore) , yogurt, succo di frutta, caffellatte, frutta e fette biscottate. Inutile dire che non avanza praticamente nulla!
La tappa di oggi sarà dura più a livello psicologico che fisico, ormai è un lento trascinarsi a Roma e il percorso ha perso un po’ di interesse. Quello che sappiamo è che con oggi entriamo in provincia di Roma a tutti gli effetti, con i suoi pro (più servizi a portata di mano) e i suoi contro (traffico, asfalto, rumori, persone che ti guardano straniti).
Il meteo non ci interessa più, se piove bene, se non piove meglio!
Grazie al signor Rino (proprietario del b&b) che ci accompagna all’incrocio con la Francigena, riprendiamo esattamente da dove abbiamo interrotto ieri, costeggiando campi da golf enormi, ma con nessuno dentro a giocare.
La missione della mattina è arrivare nel primo paese previsto dalla tappa, Monterosi, trovare una farmacia e svaligiarla di tutto l’oki che ha, per tenere buona la tendinite di Fabio.
L’incontro con il farmacista ve lo devo raccontare…
Troviamo la farmacia, che è proprio sul corso del paese, prima di entrare chiediamo come sempre se il cane può entrare. Il farmacista, colto alla sprovvista dal nostro ingresso mentre mangia un cornetto, fa cenno “se proprio dovete…”. Deve essere il proprietario: sulla 50ina, bello tondo e con un paio di baffoni alla Maurizio Costanzo, alto quanto basta per arrivare al bancone. Nonostante la nostra presenza continua a mangiare il suo cornetto, riempiendo la camicia di briciole e aggiungendo patacche a quelle già presenti. Esordisce con un “che ve serve?” “Buongiorno, vorremmo una scatola di Oki e una di Tachipirina”. Continuando a mangiare prende i medicinali, finalmente il cornetto è finito, una bella pulita delle mani sul camice e via! “Ve serve artro? Ma che state facendo affranciggena? Pure cor cane! Bravi! Bon prosegguimento!”. Lui non lo sapeva, ma ci aveva appena regalato la perla della giornata! 🙂
(Le nostre facce felici dopo l’incontro con il farmacista)
La tappa prosegue, salutiamo Monterosi e i suoi abitanti e riprendiamo la via per Campagnano di Roma. Aggiriamo un grosso raccordo della Cassia, messo in sicurezza da camminamento esterno, molto ben fatto. Dobbiamo dire che, a discapito di quanto ci avevano detto, qui nel Lazio la via Francigena è sempre ben segnalata e dove possibile ci sono camminamenti in sicurezza vicino alle strade più trafficate.
Si attraversano distese di coltivazioni e allevamenti di pecore. Purtroppo oggi l’asfalto la fa da padrone, rendendo più pesante in cammino.
I km vanno giù in tranquillità, sicuramente la tappa di oggi è meno interessante rispetto a quella di ieri, ma non possiamo farci nulla, se non continuare a camminare.
Il punto più interessante di oggi sono le cascate del Monte Gelato, sul fiume Treja. Tutto intorno ci sono ranch, parchi avventura, maneggi….deve essere davvero una bella zona. Decidiamo di fermarci per pranzo ai piedi delle cascate, attrazione principale del posto (molto piccole e un po’ deludenti a dire la verità) , vicino a un antico mulino ormai abbandonato.
Pausa pranzo rilassante e piacevole, si riparte per gli ultimi 5 km. Dopo pranzo è sempre un po’ più faticoso camminare, si è più silenziosi e il passo si fa più pesante.
Per arrivare a destinazione percorriamo una parte di parco naturale del Vejo, area protetta che arriva fino alle porte di Roma. Non vediamo ancora il paese, eppure il GPS diche che mancano 700 mt all’arrivo…
Svelato il mistero: Campagnano di Roma c’è , ma è arroccato ancora più in alto del solito, e per arrivare dobbiamo affrontare la salita più ripida da quando siamo partiti, un toccasana a fine tappa!
(l’arrivo a destinazione, l’accoglienza calorosa degli abitanti del posto)
Dobbiamo ancora trovare l’alloggio per stanotte, ma confido molto nell’ostello parrocchiale del paese. La guida ha tutti i riferimenti, e l’ostello ha 40posti letto, sicuro c’è posto, visto che pellegrini in giro in questi giorni ce ne sono davvero pochi. Chiamo e risponde il Don del paese. Chiedo se ha posto per due pellegrini e se accettano cani. Mi risponde con scazzo cosmico che il cane non entra nelle camerate, deve stare fuori. Rispondo “va bene, c’è la possibilità di dormire fuori anche noi?” La sua risposta è meravigliosa ” Fate come volete” e butta giù il telefono…
Lo richiamo, non voglio credere che un prete mi abbia buttato il telefono in faccia così in malo modo… E invece era proprio così, al secondo tentativo, chiedendo nuovamente se possiamo alloggiare alle loro condizioni il Don alza ancora la voce, ribadendo che ” il cane non entra, andate da un’altra parte!”
Sono sincera, ci sono rimasta un po’ male, un trattamento del genere non me lo aspettavo proprio. Verremo poi a sapere che l’ostello era vuoto con solo due pellegrini (su 40 posti letto) a dormire, due signori carinissimi che tra l’altro si sono innamorati (strano) di Rocco a prima vista.
Troviamo da dormire a casa di una signora che collabora con un altro ostello, molto gentile, che mette a disposizione due camere in casa sua, a pagamento ovviamente.
Anche per oggi la giornata è finita, siamo stanchi soprattutto per la ricerca della sistemazione che ci ha portato via più energie del previsto . Un evento raro successo oggi? Non abbiamo preso pioggia!